Tempesta solare, potremmo tornare nell’800

SPACE WEATHER by IW6ATQ, W4ISS

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Se siete stati due giorni con il naso all’insù, pensando di poter scorgere il satellite cinese Tiangong-1 mentre cadeva sulla Terra (i frammenti sono caduti nel Pacifico), provate a immaginare di svegliarvi in piena notte, con il cielo illuminato a giorno da bagliori che virano dal rosso intenso al verde smeraldo. Dalla vostra vecchia radio a batterie, l’unica che non è andata in tilt come tutti gli altri apparecchi elettronici di casa, arrivano non si sa come notizie di aerei precipitati, incendi, intere città al buio e isolate, eventi distruttivi. Pensereste: è scoppiata la Terza Guerra Mondiale. Invece no. Perché più di un attacco nucleare, l’evento che state vivendo ha una portata catastrofica inimmaginabile: capace di portare il mondo alle condizioni dell’era preindustriale e di bloccarlo per mesi, anni.

Miliardi di protoni ed elettroni
Potrebbe volerci un decennio per tornare a condizioni di vita simili a quelle che conoscevamo prima dell’«evento». Di che si tratta? Di una tempesta elettromagnetica come quella che, nel 1859 mandò in tilt i telegrafi di tutto il mondo. Ma con conseguenze ben più pesanti, scrive Roger Dube su The Conversation. Nel suo impressionante articolo, ripreso questa settimana da Newsweek, il docente di Scienze del Rochester Institute of Technology racconta cosa potrebbe accadere se una tempesta della portata di quella registrata oltre 150 anni fa colpisse il Pianeta oggi: «Quando sulla superficie solare si verificano le “eiezioni di massa coronale”, ogni esplosione invia miliardi di protoni ed elettroni, in una sfera di plasma surriscaldato, nel sistema solare». Accade che 1 su 20 di queste sfere di plasma prendano una rotta che interseca l’orbita della Terra.

Un terzo della velocità della luce
Dal punto di vista scientifico, una tempesta solare, o più precisamente «tempesta di radiazioni solari», si verifica quando un’eruzione magnetica su larga scala — che causa spesso un’espulsione di massa coronale sulla superficie del Sole — accelera le particelle cariche nell’atmosfera solare a velocità molto elevate. Le particelle più importanti, i protoni, possono essere accelerati a 1/3 della velocità della luce o 100 mila chilometri al secondo. A queste velocità, i protoni possono attraversare i 150 milioni di chilometri dal sole verso la Terra in soli 30 minuti. «Quando raggiungono la Terra, i protoni in rapido movimento penetrano nella magnetosfera — spiega lo Space weather prediction center delle National Oceanic and Atmospheric administration Usa (Nora) — che protegge la Terra da particelle cariche di energia inferiore. Una volta all’interno della magnetosfera, le particelle vengono guidate lungo le linee del campo magnetico in modo tale da penetrare nell’atmosfera vicino ai poli Nord e Sud». Se la tempesta è di dimensioni minori, si verificano tempeste geomagnetiche come quella che nel marzo 1989 colpì (con una potenza di un quinto rispetto all’evento di metà ‘800) la Terra scaricando un’ondata di corrente nelle linee della rete elettrica Hydro-Quebec e lasciando 6 milioni di persone senza energia per 9 ore. Se si tratta di un fenomeno più imponente, come le «solar weather storm», le grandi tempeste elettromagnetiche, grandi quantità di particelle cariche passano attraverso la corona solare e raggiungendo la Terra, eccitano la magnetosfera terrestre. Elettroni e protoni «vengono accelerati verso le linee del campo magnetico terrestre dove si scontrano con l’atmosfera e la ionosfera, in particolare alle alte latitudini. Ogni componente del tempo atmosferico influisce su una tecnologia diversa» (qui il capitolo del Nora sugli effetti).

Al buio per anni, senza internet né acqua
«Circa tre giorni dopo l’inizio della tempesta sul Sole, il nostro pianeta sperimenta quella che viene chiamata una tempesta meteorologica spaziale o tempesta geomagnetica». Se avesse la potenza di quella del 1859, «friggerebbe» le reti elettriche dell’intero Pianeta, distruggerebbe i network di comunicazioni digitali e analogiche — prevede uno studio della National Academy of Sciences —. Resteremmo al buio per anni. Senza Internet. Ferme le industrie, bloccati i trasporti. Finito il petrolio e magari anche l’ultima benzina rimasta nelle cisterne delle pompe che funzionavano ad elettricità. Il cibo non arriverebbe a negozi o case. Dovremmo tornare a coltivare qualsiasi angolo di terra per procurarci da mangiare. L’acqua andrebbe estratta da fiumi o pozzi a mano, e magari decontaminata perché gli impianti di filtraggio non funzionerebbero più. Non avremmo frigoriferi o freezer. Cucineremmo su fuochi a legna.

Salvi grazie alle energie alternative
Solo le auto elettriche potrebbero continuare a funzionare, a patto di potersi rifornire da centrali solari o eoliche. L’articolo elenca le contromisure possibili: a partire da una ristrutturazione delle reti elettriche mondiali — che dovrebbero essere suddivise in micro-grid, reti di distribuzione isolabili una dall’altra, aumentando il ricorso alle energie alternative —, al proliferare degli impianti solari familiari. Ma non c’è molto tempo per prepararsi: la prossima grande tempesta elettromagnetica potrebbe colpire in qualsiasi momento. E avremmo un preavviso di soli tre giorni prima del black out. (Corriere.it)

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