SPAZIO — CHEOPS — L’acronimo fa pensare all’antico Egitto, come già successo per la sonda Rosetta; in realtà, CHEOPS sta per “CHaracterising ExOPlanet Satellite” e si tratta di una missione a basso costo (relativamente parlando) che l’agenzia spaziale europea ha concepito per studiare in dettaglio pianeti extrasolari già noti, che sono particolarmente interessanti per le loro dimensioni comprese tra quelle della Terra e quelle di Nettuno. Il metodo di studio è sempre quello dei transiti stellari, lo stesso utilizzato da Kepler e Tess (ma anche dal poco noto predecessore CoRoT, anche lui europeo); in pratica, si studia l’abbassamento nella curva di luce quando il pianeta passa prospetticamente davanti alla stella, una condizione geometrica molto particolare che si verifica solo su una piccola frazione dei sistemi planetari in cui il piano orbitale interseca l’osservatore. Da queste misure fotometriche sarà possibile dedurre l’eventuale esistenza di una atmosfera e ricavare con precisione le dimensioni dei pianeti; combinando questa informazione con la massa ricavata con metodi spettroscopici, desumere la densità e quindi la presunta composizione di quei remoti corpi, nonché le possibili condizioni in superficie. Il cuore del satellite sarà un telescopio riflettore di 32cm di diametro, in configurazione Ritchey-Chretien. Esso sarà dotato di un sofisticato sistema per la soppressione dei disturbi da parte di sorgenti luminose non inquadrate (soprattutto la Terra) al fine di avere la massima stabilità fotometrica; si parla di un disturbo inferiore a una parte su centomila. Inoltre, anche se questo può sembrare strano, un sistema di lenti sfocherà l’immagine stellare osservata, distribuendola su ben 765 pixel del sensore, invece di pochi pixel come avviene nei normali telescopi che lavorano su soggetti perfettamente a fuoco; questo “trucco”, già adottato su Kepler, permette in realtà di avere una misura di luminosità molto più precisa perché mediata su molti elementi sensibili, riducendo l’effetto del rumore legato a ciascuno di essi. CHEOPS sarà lanciato su un’orbita terrestre “elio-sincrona” a 700 km di altezza. Questo significa che sorvolerà continuamente il terminatore, cioè le zone in cui sta avvenendo l’alba o il tramonto; queste sono condizioni ideali per il lavoro che è chiamato a fare, perché gli permetteranno di poter osservare un’ampia porzione di cielo continuamente, con un minimo disturbo luminoso da parte del nostro pianeta (la luce del Sole è già completamente schermata dal parasole sul lato diurno del satellite, dotato anche dei pannelli solari); grazie all’effetto di precessione dell’orbita, a questa altezza il piano orbitale effettua una rotazione completa in un anno, consentendo al satellite di conservare sempre questo particolare assetto mentre la Terra si muove attorno al Sole. Si prevede che il satellite invierà a Terra la bellezza di 1,2 GB al giorno durante i 3,5 anni di vita operativa, eventualmente prolungabili a 5 anni. Il vantaggio enorme di CHEOPS, rispetto ai suoi predecessori, è che il satellite sa già esattamente dove e quando guardare per osservare i transiti; in altre parole, non si tratta più di una missione di “prima generazione” per scoprire esopianeti prima ignoti ma di “seconda generazione”, per farne uno studio mirato su esopianeti già noti, grazie a precedenti rassegne concluse o in corso d’opera, sia dallo spazio che da Terra.
Se avete collegato almeno una volta durante l’anno 2018 e 2019, la stazione IQ6KX potete richiedere uno o piu diplomi con una donazione di 3 euro ciascuno, il raccolto andrà in beneficenza ai canili di Ancona, Falconara, sotto forma di materie prime, crocchette e scatolette, etc etc, che saranno consegnate i primi giorni di gennaio. Per richieste e donazioni entro e non oltre il 31 dicembre compilare la seguente pagina cliccando qui Grazie per la collaborazione!!
SPACEWEATHER – E’ prevista una debole tempesta geomagnetica per domani 18, ma a quanto pare non sarà in grado di produrre effetti fattibili ma solo aurore ai poli… Intanto il Sole resta senza macchie solari ancora. Ancora bassa attività.
I.S.S. — ARISS CONTCAT. LA ISS CHIAMA BARI IL 20 DICEMBRE.
- Istituto Comprensivo “Japigia 1 – Verga”, Bari AND Istituto Comprensivo “Caporizzi – Lucarelli”, Bari, Italy direct via IZ7RTN (Luca Parmitano KF5KDP) Fri 2019-12-20 12:35:30 UTC
PASSAGGIO ASTEROIDI CONOSCIUTI FINO ALLA FINE DELL’ANNO…
2019 XF |
2019-Dec-18
|
9.3 LD
|
24.1
|
79
|
216258 |
2019-Dec-20
|
15.3 LD
|
11.8
|
324
|
2013 XY20 |
2019-Dec-21
|
18.3 LD
|
1.9
|
28
|
2017 XQ60 |
2019-Dec-22
|
11 LD
|
15.6
|
47
|
310442 |
2019-Dec-26
|
19 LD
|
12.3
|
372
|
2019 WR4 |
2019-Dec-31
|
11.7 LD
|
4.2
|
21
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SPAZIO — UNA FONTE DI RAGGI GAMMA SCONOSCIUTA — Nel centro della nostra galassia è emersa una strana fonte di energia composta da raggi gamma. Il fenomeno è stato registrato dal telescopio spaziale della Nasa. L’origine dell’emissione di raggi gamma è ancora misteriosa: per gli esperti l’evento potrebbe essere legato alla misteriosa materia oscura, la sostanza che compone circa un quarto dello spazio, ancora oggetto di ricerca degli esperti. A rivelare il fenomeno è uno studio reso noto su Physical Review Letters da un team di studiosi del Massachusetts Institute of Technology, guidato da Rebecca Leane e Tracy Slatyer. La fonte di raggi gamma, uno degli eventi più potenti dello spazio, proviene da un’area sferica che si estende per circa cinquemila anni luce nelle varie direzioni dal cuore della Via Lattea. Secondo un’ipotesi iniziale degli esperti del Mit e dell’Università americana di Princeton, l’emissione potrebbe essere stata il frutto dell’attività delle stelle di neutroni con emissioni regolari e pulsanti: le pulsar. Ora, però, gli studiosi del Mit hanno rivelato una nuova spiegazione, più plausibile alla luce dei nuovi dai in possesso: le possibili collisioni in una nuvola di materia oscura. Gli esperti, però, sono alla ricerca di nuovi dettagli che potrebbero rilevare, per la prima volta, lo scontro di aree composte dalla misteriosa materia che forma una buona parte dell’intero cosmo. Le prove dell’esistenza della materia oscura provengono da calcoli che dimostrano l’allontanamento delle galassie all’interno degli ammassi galattici; un fenomeno altrimenti inspiegabile.
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