
SCIENZA E SPAZIO — Polpi, seppie e calamari hanno fornito l’ispirazione per un innovativo materiale, destinato a trasformarsi in coperte spaziali, vestiti “smart” e molto altro: le particolari caratteristiche della pelle di queste creature marine, infatti, sono state sfruttate da ricercatori dell’Università della California a Irvine, per realizzare un tessuto in grado di regolare la temperatura corporea di chi lo indossa, controllando la quantità di calore intrappolata o rilasciata. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, potrebbe trovare applicazione anche per isolare termicamente edifici e tende da campeggio. I due ricercatori, Erica Leung e Alon Gorodetsky, hanno preso l’idea osservando seppie, calamari e polpi: questi animali hanno la capacità di cambiare rapidamente colore modificando la forma delle cellule della pelle. “Abbiamo usato un concetto simile per il nostro lavoro, dove abbiamo strati di piccole ‘isole’ di metallo che confinano l’una con l’altra”, spiega Leung. “In condizioni normali, le isole si toccano e quindi il materiale riflette e intrappola il calore – prosegue – mentre quando viene allungato le isole si allontanano tra loro, permettendo al calore di sfuggire”. Le coperte spaziali ultraleggere ci sono già da decenni, come quelle in cui si avvolgono gli atleti che partecipano ad una maratona per impedire il rapido abbassamento di temperatura corporea dopo la corsa, ma si tratta di materiali non adattabili. “La nostra versione è in grado di cambiare le sue proprietà”
INTERNET DALLO SPAZIO — SpaceX sta pianificando il lancio di una costellazione di satelliti dedicati a portare Internet a banda larga in molte zone del Mondo. Un tassello fondamentale è arrivato in queste ore, quando l’FCC statunitense ha autorizzato la società di Elon Musk a rivedere in parte orbita e numero dei satelliti. Ora i satelliti di SpaceX potranno orbitare a circa 550 km di quota quando inizialmente era prevista un’altitudine compresa tra i 1110 km e i 1325 km (la ISS orbita a 400 km, a titolo esemplificativo). Questo permetterà di ridurre il numero dei satelliti necessari da circa 4400 a poco meno di 1600 con un risparmio in termini di costi e difficoltà operative per i vari lanci. Un’alta nota positiva è data dal fatto che meno satelliti saranno in orbita minori saranno le problematiche legate ai possibili detriti spaziali che si potrebbero generare. Il problema non è da sottovalutare e già in questi anni ha creato più di un problema, problema che però diventerà sempre più frequente in futuro con l’arrivo di nuovi satelliti e il decommissionamento dei vecchi. La presidente di SpaceX, Gwynne Shotwell, ha visto questa autorizzazione come un segno di fiducia da parte della FCC e ovviamente ha avuto parole positive per l’ente statunitense. Orbitando a 550 km anziché oltre 1000 km sarà ridotta anche la latenza del segnale che potrà arrivare a 15 ms. Inoltre, come specificato sopra, un’altitudine inferiore permetterà anche di coprire la stessa superficie con meno satelliti, con molte conseguenze positive.
SUONI DALLE STELLE — “Nello spazio nessuno può sentirti urlare” citava un famosissimo film di Ridley Scott, e lo stesso sembra valere anche per il suono delle stelle, che creano comunque delle forti vibrazioni. I telescopi possono individuare queste vibrazioni come fluttuazioni della luminosità o della temperatura sulla superficie di una stella. Comprendere queste vibrazioni è molto utile per conoscere in modo più approfondito la struttura interna di una stella. “Un violoncello suona come un violoncello a causa delle sue dimensioni e forma”, afferma Jacqueline Goldstein, una studentessa laureata nel dipartimento di astronomia dell’Università del Wisconsin-Madison. “Le vibrazioni delle stelle dipendono anche dalla loro dimensione e struttura.” Nel suo lavoro, Goldstein studia le connessioni tra la struttura della stella e le sue vibrazioni. Lavorando con i professori di astronomia Rich Townsend ed Ellen Zweibel, Goldstein ha sviluppato un programma chiamato GYRE. In questo programma è possibile simulare queste vibrazioni, che permettono alla scienziata di confrontare poi i dati ottenuti con quelli reali. Questo programma potrà tornare utile anche nella ricerca dei pianeti, e sarà integrato con il telescopio TESS, lanciato l’anno scorso in orbita per esaminare oltre 200.000 stelle. “Saremo in grado di dire se tutte le stelle che possiamo vedere stiano pulsando o meno. Se lo sono, saremo in grado di studiare le loro pulsazioni per sapere cosa sta accadendo sotto la superficie”.
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