Un articolo del tempo

Anche allora esistevano idioti che non avevano un minimo di empatia… e scrivevano coglionerie!!
Mentre in Italia qualcuno si sperticò in lodi per l’operazione, immaginando che Laika sarebbe stata felice di essere la prima cagnetta a fare pipì accanto a una stella, lo scrittore e giornalista italiano Dino Buzzati la pensava diversamente.
Illustre signor De Madariaga,
abbiamo letto, col piacere che può dare l’ingegnoso ed elegante scherzo di un gran signore della cultura europea qual è lei, l’elzeviro pubblicato martedì scorso dal ‘Corriere della Sera’, nel quale s’immagina un dialogo fra la cagnetta Laika chiusa nel satellite in volo e un’oscura cagnetta britannica… Laika non trova crudele che gli uomini l’abbiano scaraventata in cielo con lo sputnik, anzi se ne compiace altamente e si sente presa nella parte di pioniere…
Ebbene, illustre De Madariaga, con tutta la considerazione che lei merita, ho il sospetto che lei stavolta si sia lasciato un po’ prendere la mano dalla letteratura?
Immaginare, come fa lei, che il tremendo compito assegnatole inorgoglisse ed esaltasse Laika, è sinonimo di assurdo.
Laika felice di esplorare gli spazi per prima? Laika ebbra di velocità? Laika soddisfatta di “non fare nessuno sforzo per respirare”? Laika compiaciuta del perfetto battito cardiaco?…
Ma nessuno venne, nessuna mano le accarezzò le gola, i suoi lamenti non furono percepiti dai perfetti apparecchi degli osservatori sovietici. Dio solamente li udì, povera bestiola. Altro che cupidigia della scienza!
Del resto, le è sfuggita, proprio alla chiusura dell’articolo, una svista sintomatica. Niente di grave, intendiamoci. Un infortunio zoologico di minuscola rilevanza.
Là dove la “sua” Laika dice: “Pensa, un cane che per anni si è contentato di alzare la zampa posteriore contro un lampione a gas ora può far lo stesso contro una vera stella!”
L’immagine è brillante e patetica… Ma purtroppo è sbagliata. Mai, in vita sua, la cagnetta Laika alzò una zampa contro lampioni, muri o prati. Occorre forse aggiungere il perché?
E conclude:
Addio dunque, gentile cagnolino che non scodinzoli più, che non avrai più una cuccia, temo, né il prato, né la palla, né il padrone. Tu morrai in crudele solitudine senza saper d’essere un eroe della storia, un simbolo del progresso, un pioniere degli spazi. ancora una volta l’uomo ha approfittato della tua innocenza, ha abusato di te per sentirsi ancora più grande e darsi un mucchio di arie.
Dino Buzzati, “Corriere dell’Informazione”, 16-17 novembre 1957
Views: 1
Lascia un commento