ASTROFISICA — Potrebbe avere le condizioni per ospitare la vita il pianeta roccioso Proxima b, che ruota intorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri, distante solo 4,5 anni luce dal Sistema Solare. La pioggia di raggi ultravioletti (Uv) alla quale è esposto è infatti inferiore a quella subita dalla Terra primitiva nel periodo in cui la vita cominciava a evolversi, quasi 4 miliardi di anni fa. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society dal gruppo della Cornell University americana. Il nuovo risultato arriva dopo l’ipotesi che inizialmente aveva escluso la possibilità di vita su Proxima b a causa di una gigantesca eruzione solare avvenuta sulla sua stellae, in seguito rivista dopo che la Nasa aveva scoperto acqua nell’atmosfera del pianeta.
Utilizzando modelli al computer, il gruppo guidato da Lisa Kaltenegger e Jack O’Malley-James ha ricostruito il bombardamento di raggi Uv che subiscono Proxima b e altri pianeti esterni al Sistema Solare. “Si tratta di pianeti che orbitano intorno alle cosiddette nane rosse, stelle piccole e relativamente fredde, le più diffuse dell’universo. Queste stelle – spiegano i ricercatori – bombardano continuamente i pianeti vicini con radiazioni ultraviolette, più di quanto non faccia il nostro Sole con la Terra”.
SCIENZA — Record di presenze per il National Geographic Festival delle Scienze di Roma che si è concluso all’Auditorium Parco della Musica. Sono 65 mila i visitatori degli oltre 500 appuntamenti sul tema dell’Invenzione, distribuiti tra Auditorium e i luoghi off del festival.
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ASTROFISICA — Misurare le stelle usando gli asteroidi? È possibile, secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Tarek Hassan del Desy e Michael Daniel dello Smithsonian Astrophysical Observatory (Sao) e pubblicato su Nature Astronomy. I dati provengono dal Very Energetic Radiation Imaging Telescope Array System (Veritas) e hanno rivelato il diametro di una stella a 2674 anni luce da noi e quello di una stella simile al Sole a 700 anni luce. Gli esperti hanno sfruttato il fenomeno della diffrazione per ottenere le dimensioni delle stelle. Che cos’è? Anche i più potenti telescopi esistenti oggi falliscono quando devono osservare stelle molto lontane da noi. Per superare il limite della distanza, gli scienziati hanno pensato di usare la natura ondulatoria della luce e sfruttare l’effetto che si verifica quando un oggetto, come un asteroide, passa davanti a una stella. Avete presente le onde che si generano in un laghetto quando lanciate un sasso all’interno? Più o meno la stessa cosa, ma il sassolino è un grande asteroide e le distanze sono anni e anni luce. L’effetto di diffrazione di una stella occultata da un asteroide è molto difficile da misurare, quindi «l’unica possibilità di catturare queste onde di diffrazione è di creare istantanee molto veloci quando l’ombra passa davanti al telescopio», ha spiegato Daniel. Questo metodo funziona fino a diametri angolari di circa un millesimo di secondo d’arco.
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